Martedì 23 febbraio ore 17 su Zoom
Ultimo seminario del ciclo di 3 incontri sui CAM
Contributi tematici: Beatrice Spirandelli sul tema della sostenibilità in architettura
Costruire in modo realmente sostenibile oggi significa pensare il processo progettuale in modo diverso, seguendo il genius loci per imparare a rispettare cultura e territorio
Sostenibilità è un vocabolo ormai onnipresente in ogni settore, soprattutto in architettura ed in edilizia, dove un uso troppo disinvolto del termine ne ha svilito il senso più profondo. Oggi non c'è concorso di progettazione, bando di gara, azienda o regolamento edilizio, che non si appelli alla sostenibilità ambientale come l'unica strada per distinguere prodotti, materiali, edifici, architetture, piani urbanistici “buoni” da quelli “cattivi”. La sostenibilità è diventata un vessillo ideologico sbandierato troppo e spesso per spacciare come sostenibili prodotti ed interventi manifestamente insostenibili. Come se la sostenibilità, nello specifico, rappresentasse il nuovo che avanza e tutto quello che è stato fatto fino a ieri, edifici storici compresi, non sia affatto pervaso da alcun spirito sostenibile.
In realtà non è proprio così. La vera sostenibilità ambientale, che si può sintetizzare nella ricerca di un equilibrio tra uomo, natura, cultura e società pur nell'ottenimento del massimo livello di comfort e funzionalità richiesti nell'ambito di un progetto, la si trova rappresentata al meglio negli edifici storici e vernacolari (ormai pochi) che sono rimasti indenni da recuperi e restauri che si definiscono a loro volta ecologici e “sostenibili”, ma che in realtà sono volti soltanto a migliorarne l'efficienza energetica con tecniche avanzate ed innovative. Queste ultime spesso non sono in grado di rispettare quelle semplici regole bioclimatiche sui cui si basavano progetti e costruzioni prima dell'avvento della tecnologia “facile”, le quali servivano ad ottenere condizioni di comfort con un numero e una quantità ridotta di materiali a disposizione che obbligavano a soluzioni ingegnose che spesso non siamo in grado nemmeno più di riconoscere. Una architettura sostenibile autentica non può non contare oggi tra le sue bandiere “la rivoluzione della tradizione”, poiché il processo creativo che conduce a qualsiasi progetto non può e non deve prescindere da ciò che il luogo gli suggerisce, e questo è valido anche e soprattutto in tema di materiali e di tecniche costruttive. In questa direzione cercano di andare coloro che, come Anab, sostengono che la strada da percorrere è quella della architettura e della edilizia naturale e a chilometro zero, perseguibile ad esempio con una sinergia tra edilizia ed agricoltura che non implica il rifiuto della innovazione tecnologica, ma al contrario suggerisce di focalizzare le attività di ricerca e sviluppo legate alla innovazione e alla prefabbricazione edilizia sui materiali naturali legati alla tradizione. Gli esempi virtuosi in questo senso cominciano ad essere numerosi, come elementi prefabbricati in terra cruda o in legno e paglia o ancora un cemento naturale composto da canapa, materiali ed elementi che cominciano ad apparire anche su progetti di un certo rilievo, come edifici universitari, alberghi ed esposizioni edilizie di alto livello.
E' sempre il luogo in cui si costruisce che suggerisce quali siano, tra le infinite scelte, quelle più rispondenti in tema di materiali o tecniche costruttive. Solo ascoltando il genius loci il progettista riesce a mantenere un contato continuo tra architettura e natura, e questo avviene attraverso l'osservazione e la considerazione di alcuni aspetti fondamentali quali: la posizione geografica, il percorso del sole, la disponibilità di risorse naturali come vento, acqua, vegetazione, materiali oltre che il rispetto e la conservazione delle tradizioni locali. Seguendo questa strada tutti i progetti possono risultare “sostenibili” alle diverse scale e si svincolano dalla pratica corrente, ormai quasi burocratica, di utilizzare sempre le stesse modalità o le stesse tecnologie in qualunque posto ci si trovi. La sostenibilità suggerisce risultati più interessanti sia a livello tecnologico che estetico, e spesso soluzioni più economiche sia dal punto di vista finanziario che nel consumo di materiali.
Adottare un tale approccio progettuale significa cominciare a pensare in modo diverso, ricercando ed interpretando le informazioni che sottendono ogni progetto in un'ottica nuova. A questo proposito risultano particolarmente adatte le riflessioni di Edward De Bono, un noto psicologo sostenitore del pensiero trasversale, che ritiene che “la creatività è l’abilità di guardare ai dati e alle informazioni in modo diverso e non va confusa con l’innovazione. Grazie a quest’ultima, infatti, è possibile inserire nel proprio contesto ambientale un elemento nuovo, che peraltro può essere stato ottenuto in molti modi diversi, ad esempio anche copiato o rubato. La creatività, al contrario, è realmente la capacità di realizzare qualcosa che prima non c’era. Se una persona è in grado di esprimere e comunicare con successo una sua speciale visione del mondo, verrà chiamata creativa per sottolineare positivamente la facoltà che consente ad alcuni di noi di osservare la realtà da un’angolazione nuova e diversa. Riconosciamo cioè il merito della creatività. Ma può anche capitare che il creativo resti imprigionato nella sua particolare visione e diventi incapace di cambiarla o di guardare al mondo da una qualunque altra prospettiva. Così capita che molte persone creative siano allo stesso tempo un po’ ‘rigide’ e non riescano quindi a salire al livello superiore, quello cioè dove si posiziona la figura del pensatore trasversale. Il pensiero trasversale pone al centro la capacità di modificare percezione e di farlo in modo continuo, presuppone la disponibilità a cambiare intenzionalmente modello all’interno di un sistema basato su modelli, la dote di considerare le cose da varie angolazioni.”.
La sostenibilità non è una somma matematica di fattori energetici, ecologici, sanitari, economici, sociali, territoriali e culturali, ma è la considerazione di elementi che, elaborati in modo trasversale, apportano nei vari ambiti delle risposte concrete ai problemi. Scendendo più nello specifico, in architettura il concetto di sostenibilità implica un continuo fluttuare di principi che si differenziano a seconda della funzione e della localizzazione di un progetto. Nel 1952 Ernesto Nathan Rogers, ad Atene con i maestri dell’architettura moderna, tenne una storica lezione rivendicando la possibilità di disegnare la mattina la città e il pomeriggio il cucchiaio, il che indicava anche figurativamente l’attitudine degli architetti a risolvere i problemi della società a diverse scale. Oggi la situazione è molto più complessa e gli architetti, spesso svalutati nella loro professione e costretti sempre più a lavorare come burocrati, sono costretti a specializzarsi in diversi settori (urbanistica, architettura, interior design, design...). Essi possono però recuperare un analogo approccio olistico nella pratica di confrontarsi ogni giorno, a tutto campo, con una trama complessa che è composta dalle interrelazioni che si vengono a creare con le persone, la cultura, l'ambiente, la disponibilità di risorse di un luogo. Elaborare un progetto sostenibile significa ricercare, a tutti i livelli della progettazione, dall'idea preliminare al collaudo, una condizione di equilibrio che sia in grado di riportare l'uomo con le sue esigenze ed il suo rapporto con il mondo (e quindi con la natura) al centro del progetto, tenendo conto delle conseguenze che ogni scelta impone al mondo stesso e considerando la tecnologia un mezzo utile per ridurre l'impronta ambientale delle sue attività.