Martedì 23 febbraio ore 17 su Zoom
Ultimo seminario del ciclo di 3 incontri sui CAM
I perchè di un impegno
La terra che ci ospita sta vivendo una di profonda crisi, probabilmente già ora largamente irreversibile. Ogni giorno questa crisi è più grave e nessuno riesce ad immaginare quale e quando sarà il momento della rottura di un equilibrio ormai estremamente instabile. Effetto serra, buco nell'ozono, deforestazione, sovrapopolazione, i problemi sono ormai di portata planetaria e si inizia solo ora ad affrontarli in modo globale, attraverso accordi (dall'efficacia tutta da appurare) tra gli stati del mondo.
È una constatazione che sembra escludere irrimediabilmente ognuno di noi dalla possibilità di interagire con ciò che sta avvenendo. Ma non è così.
Ogni individuo può giocare un ruolo importante per il futuro del pianeta, indirizzando diversamente le scelte che accompagnano giorno dopo giorno la sua vita. La casa è centrale in questa ricerca, essa occupa infatti una parte molto importante nella vita di ognuno, spesso la più importante. L'attenzione alla qualità ecologica della casa in rapporto alla salute dei suoi abitanti può, a partire da una ricerca individuale, indirizzare in modo diverso i consumi collettivi incidendo in modo importante sulle scelte produttive che stanno alla base della tendenza al disastro ambientale.
Costruire è sempre e comunque un atto di violenza sulla natura. In questo senso sempre più l'edilizia è una delle attività umane a più alto impatto ambientale. L'industria delle costruzioni e tutto l'enorme settore produttivo ad essa collegato rappresentano, nei loro molteplici aspetti un fattore di elevatissimo rischio ecologico.
Queste affermazioni nella loro crudezza rischiano di apparire provocatorie soprattutto perché intaccano l'immagine della "casa", luogo e oggetto che da sempre porta con se valori simbolici ed arcaici. In realtà oggi la casa è solo apparentemente "rifugio" e "protezione" ma, piuttosto, rischia di diventare un pericolo per noi e per l'ambiente. Pericolo che si esplicita innanzitutto nel consumo sfrenato di territorio voluto dalla speculazione edilizia e fondiaria, codificato da una pianificazione urbanistica scellerata, avallato da una classe politica compiacente. Una cementificazione che dilaga anche in presenza di una stasi demografica ormai decennale e che rappresenta una situazione di vero inquinamento urbanistico causa, in ultima analisi, degli altri inquinamenti (aria, acqua, suolo), più combattuti solo perché più evidenti.
Vi sono poi i problemi determinati dalle tecniche costruttive e impiantistiche, dai consumi energetici incontrollati e dai materiali utilizzati oggi in edilizia: inquinamento elettromagnetico dilagante, emissioni inquinanti in atmosfera, migliaia di prodotti per lo più sintetici a base di sostanze chimiche di riconosciuta tossicità che rendono l'aria che respiriamo all'interno degli edifici peggiore di quella, già pessima, che respiriamo fuori.
Leggi il MANIFESTO PER UN'ARCHITETTURA BIOECOLOGICA siglato ad Udine il 15 ottobre 1989